San Benedetto Abate | Postumia

San Benedetto Abate

| Postumia

Descrizione

La parrocchia di Bella Venezia.

La Chiesa, dedicata a San Benedetto  Abate, assieme all’oratorio e la scuola dell’infanzia, risiede nel cuore del centro abitato.

Facilmente raggiungibile si trova lungo la strada principale che percorre il borgo.

Cenni storici

La periferia nord di Castelfranco, tra l’Aurelia ed il Muson, lungo la via Postumia, dove
anticamente vi era una presenza benedettina, alla fine della seconda Guerra Mondiale, destava notevole preoccupazione per le Autorità Religiose e Civili. La lontananza dalla Chiesa, dal Duomo di Castelfranco e da ogni centro istruttivo e formativo, imponeva alla popolazione sacrifici a volte insuperabili, con grave danno specialmente per i bambini ed i giovani. Venne decisa la costruzione di un asilo e delle scuole elementari. Infatti, nel 1953 l’abate Mons. Angelo Mattarucco, arciprete della parrocchia del Duomo, diede inizio alla costruzione dell’asilo con l’importante collaborazione dell’Amministrazione Comunale e successivamente quest’ultima, nel 1960, istituisce le scuole elementari che dovevano assicurare a tutti una frequenza meno disagiata. Per cui gli abitanti della zona, considerando la scarsezza di mezzi di locomozione esistenti in quel periodo, avevano grandi difficoltà a recarsi verso il centro, sia per accedere agli uffici pubblici e sia per frequentare l’asilo di via Romanina “Finazzi” (perché’ l’asilo costruito nel 1953 non era mai diventato operativo) ed anche per assistere alle funzioni religiose del Duomo. Proprio a causa di tali difficoltà, la partecipazione degli abitanti del territorio all’educazione religiosa era molto limitata, le persone che vi aderivano si potevano contare sulle dita delle mani. A rendere più difficile l’accesso della popolazione locale verso il centro di Castelfranco, si doveva aggiungere la progettazione e la realizzazione dell’attuale circonvallazione, che veniva ad isolare la zona. L’insieme di queste difficoltà preoccuparono il nuovo Abate Mitrato del Duomo, Monsignore Mario Leonardi, che per il bene spirituale della popolazione, maturò l’idea di un centro pastorale autonomo. Infatti nel Luglio – Agosto 1965, vennero presi accordi con la Diocesi, per il Servizio di Catechesi e di Oratorio, che si svolgerà presso i locali della scuola materna (costruita nel 1953 e non operativa).
In quel lontano 1965 Don Alessandro Fuser inizia la sua opera sacerdotale di pastore della comunità locale. Le suore di Maria Ausiliatrice precedentemente impegnate ed alloggiate presso “la Finazzi”, stavano per lasciare Castelfranco alla volta di Conegliano ma aderiscono alla richiesta di Don Alessandro e si rendono disponibili avendo poi un ruolo fondamentale nel crescere della Nostra Comunità.
Il 12 settembre 1965 segna l’inizio ufficioso dell’attività pastorale della nuova Comunità in Postumiadi Castelfranco. Da due locali della scuola materna fu ricavata una cappella (che attualmente è lasala dove oggi i bambini della Scuola Materna fanno attività fisica e giocano), dove fu celebrata la prima Messa di Don Alessandro. Nel frattempo con il passare dei mesi, si rendeva sempre di più necessaria la funzionalità di una scuola materna sul posto. Infatti Don Alessandro, d’accordo con l’ispettrice delle suore Figlie di Maria Ausiliatrice, (che quotidianamente si spostavano dalla Finazzi a Postumia,) maturarono l’idea di dare luogo all’apertura, nei locali esistenti già dal 1953, di un asilo per i bambini della frazione.
Arriviamo così all’11 settembre 1966, giorno in cui con una cerimonia religiosa celebrata all’aperto, nello spazio antistante il Centro Pastorale, viene ufficialmente inaugurata la Scuola Materna “S. Maria Goretti” affidata alle Suore Salesiane Figlie di Maria Ausiliatrice. L’11 febbraio 1967, il Vescovo di Treviso, Mons. Antonio Mistrorigo, dopo aver esaminato le proposte per migliorare l’azione pastorale nel territorio Nord della Castellana, ascoltato il parere di Don Mario Leonardi arciprete del Duomo S. Liberale, consultato i parroci della circoscrizione e valutato la maggiore sensibilità religiosa di quella popolazione cristiana, decreta la nascita della nuova Parrocchia di “San Benedetto Abate, Patrono d’Europa” in Postumia di Castelfranco Veneto.
Il 9 Aprile 1967, il primo parroco, Don Alessandro Fuser, prende possesso della nuova Parrocchia, con una cerimonia liturgica, riconoscente verso tutti coloro che hanno voluto ed aiutato il sorgere di questa nuova comunità parrocchiale. L’interesse e la partecipazione fu tale che, ben presto, la cappella utilizzata come Chiesa si mostrò insuff‌iciente per soddisfare le sempre più crescenti necessità della popolazione, per cui Don Alessandro convocò un’assemblea dei capi famiglia di Postumia per relazionare su quanto era stato fatto e sugli eventuali progetti futuri.
Quell’assemblea costituì un qualcosa di incredibile, un evento eccezionale. Su 117 famiglie, ben 102 capi famiglia parteciparono all’incontro, durante il quale furono gettate le basi per il futuro della Comunità. La scarsità di risorse economiche esistenti nel territorio, in quanto privo di industrie e attività commerciali, maturò la decisione che le famiglie avrebbero prestato, nel limite delle proprie possibilità, la manodopera per i lavori manuali ed il provento di una giornata lavorativa, al fine di costruire una Chiesa più grande, con canonica e relative strutture sportive. L’eccezionalità emerge in modo considerevole, poiché su 102 capifamiglia presenti, 101 votarono a favore, con un solo voto contrario ed anche per l’enorme impegno che le famiglie stesse si assunsero.
L’impegno dell’Amministrazione Comunale, nell’opera di mediazione ed acquisizione del terreno, fu notevole, poiché alla fine, dopo avere superato tutte le difficoltà, mise a disposizione della
Comunità Parrocchiale di San Benedetto, un terreno sufficiente per costruire la Chiesa con annessi alcuni servizi indispensabili. Fu redatto un progetto per la realizzazione dell’attuale Chiesa.
Nel 1970, con una solenne cerimonia, il Vescovo di Treviso Monsignor Antonio Mistrorigo, inaugurò la Chiesa, dandole il crisma della santità e da quel giorno, generazioni di giovani, adulti ed anziani, hanno visto, in quel luogo, il realizzarsi delle principali e più importanti pagine della loro esistenza religiosa.
Nel frattempo, al di là del piazzale, sul lato Ovest della Chiesa, la costruzione della Canonica procedeva spedita, in modo tale da permettere a Don Alessandro ed ai suoi familiari, di occuparla.
Negli anni successivi, altre strutture arricchirono il complesso parrocchiale. Il campetto di calcio, la pista multi uso di pattinaggio. che in caso di necessità si trasforma in campo di pallavolo o di pallacanestro.
Le attività promosse dalla parrocchia diventano l’unica possibilità di aggregazione nell’ambito della frazione. Infatti, nel territorio, non è presente alcuna struttura o iniziativa comunale idonea a soddisfare anche la più piccola delle esigenze necessarie alla collettività esistente. Da qui la necessità, negli anni ottanta, di erigere una costruzione che doveva rispondere a molteplici funzioni: oratori, palestra coperta, sala polifunzionale, per incontri, feste e ricorrenze particolari.
L’allora Comitato Famiglie, nato per volontà di Don Alessandro come Consiglio Pastorale, si impegnò per ideare, trovare i fondi e costruire un salone nell’area che separava la Scuola Materna dalla Chiesa. Circa un anno di tempo e la costruzione fu realizzata.
In quegli anni, la crescita e lo sviluppo di nuove abitazioni in Via Torresani, Via Camavitto, Via Longo e via Alessi, aveva portato nuovi abitanti ad incrementare la popolazione originaria del luogo. In quegli anni, grazie anche alle suore, erano stati instaurati rapporti molto intensi di collaborazione con i Salesiani di Castello di Godego.
In quegli anni era stato fondato da parte di alcuni appassionati, il Gruppo Sportivo Postumia, che indirizzava le varie categoria giovanili nelle discipline del calcio e del ciclismo e per alcuni anni, fu organizzata lungo la strada, precisamente nell’area ad angolo fra via Torresani e la via Camavitto, “La festa dello Sport”.
Dall’origine la Parrocchia assunse, per le realtà presenti aldilà della circonvallazione, la funzione di punto d‘incontro e di fusione della Comunità Cattolica con quella sociale, e qui di seguito si sottolinea quanto è stato appena espresso, asserendo che la Chiesa con le sue strutture si era, ed ancora oggi, si è sostituita all’Amministrazione Comunale nel progettare e dotare la frazione di quei mezzi idonei ad assolvere le necessità sociali per la crescita degli abitanti, ad esempio un campo sportivo, di pattinaggio, di pallavolo e di pallacanestro, dove i giovani possono ritrovarsi in qualsiasi momento per svagarsi. Locali dove potersi riunire e festeggiare momenti di vita comune. Proprio in virtù di tale impegno assunto dalla Parrocchia, nei confronti della Comunità l’Amministrazione Comunale degli anni 80, sotto la guida del Sindaco Celotto, in più incontri con il Consiglio d’amministrazione della Parrocchia, ne sottolineò gli aspetti positivi tanto da inserire nella progettazione futura della zona frazionale, la destinazione di alcuni locali ad uso perenne della Parrocchia, per collocare ad esempio Biblioteca, sede ANSPI ed altri usi sociali. Il tempo ha relegato tali progetti a buone intenzioni e la comunità cattolica di Bella Venezia ha continuato e continua ad autotassarsi per dotarsi in proprio di quelle necessità che altrove sono a carico delle Amministrazioni Comunali.
Nel gennaio 1987, per ragioni di salute, Don Alessandro Fuser lasciava la guida della Parrocchia ed era salutato in un affettuoso abbraccio di stima da tutta la popolazione.
Dopo una breve sede vacante affidata provvisoriamente a Don Giuseppe dei Lateranensi di San Floriano, la guida della Parrocchia fu affidata a Don Claudio Pasqualini. Don Claudio, non più giovane, arrivava da una lunga esperienza di parroco della comunità di Chiesanuova di San Donà di Piave. Negli anni che seguirono molte progettazioni furono ideate ed alcune di grande spessore realizzate. Don Claudio spronò la nascita di un gruppo parrocchiale che portò avanti la realizzazione del progetto della Sagra di San Benedetto. Intorno a tale obiettivo si unirono molte forze parrocchiali, che in brevissimo tempo diedero luogo alla crescita di una realtà che nel tempo ha superato anche le più rosee previsioni. I proventi della sagra d’allora rappresentavano la principale entrata della Parrocchia, in modo che tutte le strutture parrocchiali hanno beneficiato in toto o in parte di tali risorse.
Molte attività si sono nel tempo realizzate:

– La posa in opera della pavimentazione del cortile che separa la Chiesa dalla Canonica;

– La costruzione della saletta tra la scuola materna e l’oratorio;

– La sistemazione e posizione del bar dell’oratorio;

– L’acquisizione di strutture proprie per facilitare incontri aggregativi;

– L’edificazione del capitello della Madonna adiacente al Sagrato.

Negli anni appena trascorsi alcuni episodi di grande spessore hanno scosso in maniera molto evidente le fondamenta della nostra struttura parrocchiale, in particolar modo il ritiro dalla nostra realtà delle suore di Maria Ausiliatrice.
Tale avvenimento poteva avere tristi conseguenze sull‘esistenza e continuazione della Scuola Materna, sulle attività oratoriali, sul Grest, sulla catechesi e altre attività in cui le suore, dalla nascita della Parrocchia, avevano esercitato. Importante evidenziare ancora una volta la forza della collettività parrocchiale, che si strinse attorno al suo Parroco dandogli il supporto necessario per fronteggiare l’emergenza. Don Claudio fra le tante idee, aveva in animo di dotare la Parrocchia di una struttura stagionale, dove giovani, adulti ed anziani potessero trascorre un periodo di riposo, di svago e di ritiro. Per assecondare Don Claudio nella realizzazione di tale sogno, molti parrocchiani diedero sostegno all’iniziativa, tanto che, con notevoli sforzi, fu acquistata una proprietà contadina composta da una costruzione adibita a casa, una a fienile e ricovero per attrezzature agricole. Il tutto circondato da un esteso terreno situato nella media collina Bellunese a San Antonio di Trichiana.
Le difficoltà sorte nella gestione di una realtà così lontana dalla nostra Parrocchia e altre problematiche. consigliarono di recedere da tale sforzo economico e gestionale intrapreso. Le condizioni di salute e l‘età, costrinsero don Claudio a lasciare il passo a don Luigi Tonello. Negli anni di don Luigi, si evidenzia la crescita delle persone, lo sviluppo del senso di collettività e di collaborazione fra i vari settori della Parrocchia, indirizzati verso l’evangelizzazione, la carità, la catechesi, la scuola materna e la famiglia, al f‌ine di favorire la fonnazione di una coscienza civica.
In tale periodo la chiesa si è abbellita, ha assunto una visione più serena, con la statua del Cristo Trionfante che risorge dalla morte, il nuovo altare, la balaustra di legno ed altre strutture. All’esterno si è realizzata una serie di servizi essenziali all’aggregazione: cucine e copertura pista di pattinaggio. Dando importanza alle collaborazioni e sviluppando al massimo il Consiglio Pastorale:

-il Consiglio per gli affari economici;

-il Gruppo Amici dei Lebbrosi;

-il gruppo per la pulizia e tenuta del luogo di culto;

-la Scuola dell’infanzia “Santa Maria Goretti”;

-il gruppo tenuta aiuole e piazzali;

-i catechisti;

-la manutenzione e il minuto mantenimento;

-il Circolo Associazione Noi;

-il Gruppo Giovani;

-il coro.

Tutte queste realtà compartecipano ai momenti della vita della nostra Comunità integrandosi con il Gruppo Sagra e costituendo così patrimonio della collettività insostituibile, proponendosi in tutte quelle occasioni di aggregazione come ad esempio: Festa della Befana, Carnevale. Festa della Mamma, Sagra di San Benedetto, Festa degli Anziani, Castagnata e cosi via.

S. Benedetto

Patrono

San Benedetto, fratello di santa Scolastica, nacque verso il 480 nella città umbra di Norcia. Il padre Eutropio, figlio di Giustiniano Probo della gens Anicia, era Console e Capitano Generale dei Romani nella regione di Norcia, mentre la madre era Abbondanza Claudia de’ Reguardati di Norcia; quando ella morì, secondo la tradizione, i due fratelli furono affidati alla nutrice Cirilla.

A 12 anni fu mandato con la sorella a Roma a compiere i suoi studi, ma, come racconta papa Gregorio I nel secondo libro dei Dialoghi, sconvolto dalla vita dissoluta della città «ritrasse il piede che aveva appena posto sulla soglia del mondo per non precipitare anche lui totalmente nell’immane precipizio. Disprezzò quindi gli studi letterari, abbandonò la casa e i beni paterni e volle far parte della vita monastica».

All’età di 17 anni, insieme con la sua nutrice Cirilla, si ritirò nella valle dell’Aniene presso Eufide (l’attuale Affile), dove, secondo la leggenda devozionale, avrebbe compiuto il primo miracolo, riparando un vaglio rotto dalla stessa nutrice. Lasciò poi la nutrice e si avviò verso la valle di Subiaco, presso gli antichi resti di una villa neroniana, nella quale le acque del fiume Aniene alimentavano tre laghi (la città sorgeva appunto sotto – “sub” – questi laghi). A Subiaco incontrò Romano, monaco di un vicino monastero retto da un abate di nome Adeodato, che, vestitolo degli abiti monastici, gli indicò una grotta impervia del Monte Taleo (attualmente contenuta all’interno del Monastero del Sacro Speco), dove Benedetto visse da eremita per circa tre anni, fino alla Pasqua dell’anno 500. Conclusa l’esperienza eremitica, accettò di fare da guida ad altri monaci in un ritiro cenobitico presso Vicovaro, ma, dopo che alcuni monaci tentarono di ucciderlo con una coppa di vino avvelenato, tornò a Subiaco. Qui rimase per quasi trent’anni, predicando la “Parola del Signore” e accogliendo discepoli sempre più numerosi, fino a creare una vasta comunità di tredici monasteri, ognuno con dodici monaci e un proprio abate, tutti sotto la sua guida spirituale. Negli anni tra il 525 ed il 529, a seguito di un altro tentativo di avvelenamento con un pane avvelenato, Benedetto decise di abbandonare Subiaco per salvare i propri monaci. Si diresse verso Cassino dove, sopra un’altura, fondò il monastero di Montecassino, edificato sopra i resti di templi pagani e con oratori in onore di san Giovanni Battista (da sempre ritenuto un modello di pratica ascetica) e di san Martino di Tours, che era stato iniziatore in Gallia della vita monastica.

La regola di san Benedetto

Nel monte di Montecassino, Benedetto compose la sua Regola verso il 540. Prendendo spunto da regole precedenti, in particolare quelle di san Giovanni Cassiano e san Basilio, ma anche san Pacomio, san Cesario, e l’Anonimo della Regula Magistri con il quale ebbe stretti rapporti proprio nel periodo della stesura della regola benedettina, egli combinò l’insistenza sulla buona disciplina con il rispetto per la personalità umana e le capacità individuali, nell’intenzione di fondare una scuola del servizio del Signore, in cui speriamo di non ordinare nulla di duro e di rigoroso.

La regola (sintesi del Vangelo), nella quale si organizza nei minimi particolari la vita dei monaci all’interno di una “corale” celebrazione dell’uffizio, diede nuova e autorevole sistemazione alla complessa, ma spesso vaga e imprecisa, precettistica monastica precedente. I due cardini della vita comunitaria sono il concetto di stabilitas loci (l’obbligo di risiedere per tutta la vita nello stesso monastero contro il vagabondaggio allora piuttosto diffuso di monaci più o meno “sospetti”) e la conversatio, cioè la buona condotta morale, la pietà reciproca e l’obbedienza all’abate, il “padre amoroso” (il nome deriva proprio dal siriaco abba, “padre”) mai chiamato superiore, e cardine di una famiglia ben ordinata che scandisce il tempo nelle varie occupazioni della giornata durante la quale la preghiera e il lavoro si alternano nel segno del motto ora et labora (“prega e lavora”).

I monasteri che seguono la regola di san Benedetto sono detti benedettini. Anche se ogni monastero è autonomo sotto l’autorità di un abate, si organizzano normalmente in confederazioni monastiche, delle quali le più importanti sono la congregazione cassinense e la congregazione sublacense, originatesi rispettivamente attorno all’autorità dei monasteri benedettini di Montecassino e di Subiaco.

A Montecassino, Benedetto visse fino alla morte, ricevendo l’omaggio dei fedeli in pellegrinaggio e di alcune personalità come Totila re degli Ostrogoti, che il monaco ammonì, e l’abate Servando.

Benedetto morì il 21 marzo 547 dopo 6 giorni di febbre fortissima e quaranta giorni circa dopo la scomparsa di sua sorella Scolastica, con la quale ebbe comune sepoltura. Secondo la leggenda devozionale spirò in piedi, sostenuto dai suoi discepoli, dopo aver ricevuto la comunione e con le braccia sollevate in preghiera, mentre li benediceva e li incoraggiava.

Le diverse comunità benedettine ricordano la ricorrenza della morte del loro fondatore il 21 marzo, mentre la Chiesa cattolica ne celebra ufficialmente la festa l’11 luglio (in realtà tradizionale data del suo Patrocinio), da quando Papa Paolo VI con il breve Pacis nuntius ha proclamato san Benedetto da Norcia patrono d’Europa il 24 ottobre 1964 in onore della consacrazione della Basilica di Montecassino. La Chiesa ortodossa celebra la sua ricorrenza il 14 marzo.

Orari Messe
Parrocchia di Postumia